venerdì 26 ottobre 2012

Della solitudine


Foto presa dal web

La massima sventura è la solitudine, tant'è vero che che il supremo conforto - la religione - consiste nel trovare una compagnia che non falla, Dio. La preghiera è lo sfogo come con un amico. L'opera equivale alla preghiera, perché mette idealmente a contatto con chi ne usufruirà. Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con altri. Così si spiega la persistenza del matrimonio, della paternità, delle amicizie. Perché poi qui stia la felicità, mah! Perché si debba star meglio comunicando con un altro che non stando soli, è strano. Forse è solo un'illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo. Piace di tanto in tanto avere un otre in cui versare e poi bervi se stessi: dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi e ci occorra riavere noi dagli altri. (Il sesso è un incidente: ciò che ne riceviamo è momentaneo e casuale; noi miriamo a qualcosa di più riposto e misterioso di cui il sesso è solo un simbolo, un segno.)

Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino, pag. 142


domenica 21 ottobre 2012

La "nave" Mermet


Ottobre consacra i suoi sabati alle partite di pallapugno che designeranno il vincitore del massimo campionato. Da alcuni anni la Liguria è fuori gara e allora bisogna andare in Piemonte per godersi il clou dello spettacolo, ma per noi liguri questa trasferta è un vero e proprio piacere, soprattutto quando tocca recarsi ad Alba, al mitico e storico sferisterio Mermet.


Il Mermet prese il nome da colui che lo finanziò nel lontano 1857. Da allora è sopravvissuto ad ogni vicissitudine e da ogni minaccia di dismissione dalla sua funzione e, oltre ad ospitare ogni anno giocatori di alto livello, ha gloriosi trascorsi ed è attualmente un campo in cui si gioca e una sorta di museo del balòn. 


Spiccano lapidi e frasi celebri...


...e gigantografie di grandi campioni:
Franco Balestra, Massimo Berruti, Felice Bertola, Augusto Manzo.


Appena si entra c'è la buvette, all'ombra di due enormi ippocastani e sempre affollata di anziani che possono guardare la partita protetti dalle intemperie.


Se poi la giornata fosse uggiosa. l'atmosfera che si crea 
all'interno del locale è decisamente un salto nel passato...


La zona della buvette è il luogo prediletto dagli anziani: sia dall'interno del locale, sia negli spazi antistanti possono godersi la partita da seduti e al riparo dal sole o da altre avversità. Paolo ed io ci siamo ritrovati in mezzo a loro ed abbiamo seguito la partita da quella postazione: è stata un'esperienza  nuova, avevamo la sensazione di trovarci "dietro le quinte" più che in prima fila e abbiamo avuto modo di cogliere tanti aspetti insoliti.

Le finaliste: la Canalese e l'Albese

La Canalese di Bruno Campagno e l'Albese di Massimo Vacchetto stanno per scendere in campo. E' la partita di andata della finale e non posso fare a meno di pensare che questi due giovanissimi stanno per scrivere un'altra importante pagina di balòn: questo mondo, così sconosciuto ai più, va avanti per la sua non facile strada e gli appassionati non possono mancare a certi appuntamenti. 

Manzo e Balestra

 Campagno e Vacchetto

"Gli avversari cercano di respingerla, 
e così la palla va da una parte all'altra 
finché non resta a terra sul campo. 
Questo gioco dà occasione a degli atteggiamenti 
degni d'essere scolpiti nel marmo"

W. Goethe


Qualche pezzo di intonaco si stacca ai primi minuti di partita: sembra quasi un segno della veneranda età dello sferisterio...


Pallone asciugato prima di ogni battuta...


...pubblico attento da ogni latitudine...


...la "nave" del Mermet è salpata!


Felice Bertola non manca mai...


...e neanche il tipico spettatore con la giacchetta sulla spalla.


Tavolo 20, sabato 20, risultato 11 a 9, ovvero 20 punti giocati:
anche i numeri dicono la loro.


Dopo quasi 4 ore di gioco, alternato da momenti di difficoltà a far decollare la palla a causa delle correnti e dagli inevitabili cali e recuperi dei giocatori, la partita finisce a favore dell'Albese. E' stata bella, con passi e sorpassi inaspettati e con spunti di riflessione sulla storia di questo prezioso sport.
All'uscita, un po' a malincuore, si torna nel mondo di sempre. 
Un albero ci ricorda che l'autunno sta facendo il suo corso: menomale.


lunedì 15 ottobre 2012

Qualche piccola pergola



Portami ancora, vita,
portami ancora, ti prego,
qualche piccola pergola
qualche grappolo d'uva
- c'era sul terrazzino
dalla panchina azzurra
della casa di quand'ero bambino
in via Carducci 3 -
regalamele tu
domestiche vendemmie
da cui puoi ricavare
il vino di un sorriso.
Di quel sorriso schietto,
intimidito e tutto
luce candida e vera
che solo mi rassicura.
Portamele tu ancora.
Di quello non mi privare.

Giuseppe Conte  (Imperia Porto Maurizio, 1945)


giovedì 11 ottobre 2012

La finale di balòn degli Allievi

 

L'omino col carretto della calce prepara le righe per delimitare lo spazio di battuta: la "bella", ovvero lo spareggio tra le due finaliste della categoria Allievi di pallapugno sta per iniziare. E' da poco finita la splendida partita tra due semifinaliste di serie A ed ora tocca ai ragazzi, ai nostri ragazzi... Siamo a Cuneo, domenica 7 ottobre 2012.

Riccardo Maccario col nonno Bruno, ex giocatore

Ci sono attimi, sui campi, che attraversano velocemente la mente e il cuore. Accadono in silenzio e sono percezioni che racchiudono pezzi di storia di ogni appassionato. Veder entrare in campo il nipote che accompagna il nonno è uno di quelli. Il tempo è passato, anzi, ne è passato tanto da quando u Vurpotu dominava le piazze con la sua astuzia di terzino, ed oggi è lì per vedere giocare il nipote...


Valerio Russo e Riccardo Maccario

La fasciatura è pressoché ultimata; un po' di palleggio per riscaldarsi e poi la disputa. Sono emozionati, hanno paura, non è una partita come le altre, è la finale.

Le Valli del Ponente e la Canalese

La squadra di San Biagio della Cima, ovvero i Liguri, sfideranno la Canalese di Canale d'Alba, i Piemontesi, così come detta la migliore tradizione: d'altronde, si sa, quella del balòn è una storia che riguarda soltanto noi altri. Una storia antica, che resiste agli urti del tempo e quell'arbitro un po' chapliniano dà decisamente un tocco all'insieme.

Valerio Russo

Ed ecco il nostro capitano avviarsi alla battuta. Ci sono tante cose da dire su Valerio: è bravo, capace, tenace, forte... una sicura promessa della pallapugno. Numericamente inferiori ai Piemontesi, i Liguri sanno bene che non possono contare su una serie di numeri uno per mantenersi competitivi in questo sport, ma Valerio non deluderà il suo pubblico.


Eccolo alla battuta...


...con i suoi tre compagni davanti, 


che qualche volta non assolvono come dovrebbero il loro ruolo...


...facendolo arrabbiare!


Ma lui non molla, si difenderà fino in fondo senza cedere.

Samuele Cassini, terzino 


e Samuele Pagotto, la spalla.


Lo sguardo attento dell'allenatore, Giampiero Rossi e


i genitori di Riccardo Maccario, attenti e timorosi.


Non manca di certo lo spirito di squadra: gli avversari hanno una quadretta più omogenea, ma per oltre metà partita anche i Liguri hanno momenti in cui si trovano in vantaggio. In ogni caso la Canalese è reputata "più forte", grazie al suo elegante e preciso battitore, Alberto Gili e al prezioso aiuto che gli apporta Gatto, la spalla.

Time out

Un po' di stacco per dissetarsi ed ascoltare i consigli del coach...


...e poi la partita riprende, ma il risultato, ahimè, 
sta dando ragione ai Piemontesi.

Pia

Sono attenta, partecipe, coinvolta, faccio il tifo, incoraggio e non oso pensare cosa proverei se in campo ci fosse "mio figlio", visto quello che mi si agita dentro senza coinvolgimenti diretti!

Tifoseria "ligure"

La nostra tifoseria era numerosa e "multietnica": per la prima volta nella storia del balùn erano presenti persone dalle più svariate provenienze, coinvolte per amicizia e nella maggior parte dei casi inconsapevoli delle regole del gioco. Albanesi, rumeni, polacchi, corsi, calabresi: non si era mai visto nulla di simile! Tutti muniti di trombette hanno sostenuto i ragazzi fino all'ultimo...

Riccardo e Valerio

Quando alla finale non si vince, si è comunque contenti per essere arrivati secondi, che è pur sempre un bel traguardo e con un bel risultato: 8 a 6. Si diventa amici, anche se sul campo non mancano le arrabbiature, si conoscono altri giocatori che un domani potranno essere temibili avversari o addirittura compagni di squadra. Si imparano tante cose, soprattutto la sportività. Ma il grazie più sentito che va a questi ragazzi è quello di portare avanti un sport ricco di valori, in un mondo che non fa altro che calpestare tutto il bello di cui si potrebbe godere.
Un mondo di pochi, che persevera a costo di sacrifici e fatiche non indifferenti.
Inevitabile, per un appassionato, la riconoscenza.

Un ringraziamento particolare va a Michel Graglia  per avermi fornito le foto, che mi hanno permesso di scrivere questo post. Avevo esaurito la batteria della mia macchina fotografica già durante la prima partita!


mercoledì 10 ottobre 2012

Gianni dei Born To Drink

Gianni Catalano

Gianni se ne è andato. Nel ponente ligure (e non solo) siamo consapevoli che la sua dipartita sia una grave perdita. Fondatore del gruppo i Born to drink, ne  era l'anima, il personaggio, la voce, che era qualcosa di unico nell'interpretare le canzoni di Fabrizio De André: dopo la morte del cantautore genovese, con Gianni era un rivivere i suoi concerti, perché non c'era altra voce che si assomigliasse a quella di Faber come la sua.

In piazza a Vallebona

A Vallebona, ogni due anni, l'appuntamento d'estate era fisso: dopo aver trasportato con l'Ape gli strumenti e averli montati, si cenava assieme in pizzeria e si approfittava di quei momenti per conoscersi più da vicino. Gianni era accomodante, aperto, inclusivo e nel giro di niente ci si scopriva suoi amici come se lo si fosse stati da sempre.

Born to drink in concerto 
in piazza dell'Oratorio

La piazzetta dell'Oratorio di Vallebona gli piaceva in modo particolare: oltre ad essere bella ha un'acustica perfetta e osavamo paragonarla alla miniatura di quella di Cervo, dove il gruppo faceva concerti con musicisti di fama, come Mario Arcari ed altri che avevano suonato con De André. 

Gianni

Sarà stato il suo carisma o il suo essere un po' istrionico, ma il coinvolgimento che creava era forte: nel giro di poco tempo, il pubblico cantava le canzoni assieme a lui senza inibizioni e lui ne era felicissimo. Le canzoni di Faber dominavano le serate, ma c'era poi uno spazio dedicato ai Nomadi e la sigla finale era quasi sempre Comandante Che Guevara. Mi sembra ancora di sentirlo, mentre scrivo, quando alzava di un tono quel "...e tu querida presencia, comandante Che Guevara..."

Il pubblico...

Faceva sempre il pieno il concerto dei BTD, piacevano tanto al pubblico e nei giorni successivi la gente mi ringraziava sempre per averli invitati. Rocchetta Nervina fu il primo paese intemelio che li ospitò appena si erano messi assieme: vedevo sempre i manifesti passando in Val Nervia, ma non mi capitò mai di andarli a sentire là. Poi una sera, al Baraonda, mi ritrovai a cena con degli amici e loro si esibirono: andai via con l'invito per un concerto in piazza a Vallebona per l'estate successiva.

...sorridente e seduto in ogni dove.

Iniziò così la nostra collaborazione. A cadenza biennale l'invito era garantito e Gianni mi teneva sempre informata sui concerti che facevano durante l'inverno nei vari teatri liguri. Fu così che potei ascoltarli a Loano, a Imperia, al Casino di Sanremo e nelle piazze di Pompeiana, Cervo e altre ancora.


A fine serata erano contenti loro e tutti noi. Era sempre una serata così bella che già era sottinteso l'impegno per la prossima volta che, per motivi economici, sarebbe accaduta due anni dopo. 
E comunque, sapendo le difficoltà dell'associazione culturale A Cria, Gianni mi veniva sempre incontro...

I BTD al casino di Sanremo

Anche il loro impegno nei teatri era molto prestigioso e con motivazioni benefiche. Penso che il suo impegno per queste manifestazioni sia stato particolarmente intenso, così come è stata nobile la sua ultima volontà di devolvere a Emergency quanto solitamente viene speso in fiori da amici e parenti.


Tra le svariate foto che ho nelle mie cartelle, ho scelto quelle che mi sembravano più significative, facendo in modo che i suoi collaboratori fossero presenti: Fabio Tessiore, Mauro Vero, Gianni Raspaldo, Kino Rossini, Daniele Ducci... e vorrei anche ricordare altri che non sono nelle immagini come Marisa Fagnani, Mario Arcari, Giorgio Cordini, Stefano Zeni.


E infine, oggi, l'ultimo saluto a Porto Maurizio. 
I suoi amici musicisti gli hanno dedicato una canzone di De André e poi abbiamo cantato tutti assieme Bella ciao. Gianni ha fatto il pienone anche oggi, ma per l'ultima volta. Non ci emozionerà più con la sua voce, lo ascolteremo solo dai cd. Non dimenticherò i volti dei suoi amici musicisti mentre guardavano la terra che riempiva la fossa: ogni palata sembrava portare con sé un mare di ricordi.
D'altronde si sa che, quando se ne va un personaggio, anche una parte di noi muore insieme a lui e rimane, in eredità, tutto il bello che ci ha dato in vita.
Ciao Gianni, buon viaggio.